Claustrofobia, la paura degli spazi chiusi, cos’è e come si cura
Sono tante le persone che soffrono di claustrofobia, ovvero, una paura irrazionale molto forte dei luoghi chiusi, degli spazi angusti, caratterizzata da una forte ansia, un senso di oppressione, soffocamento. Si tratta di una fobia molto comune, come abbiamo detto, basti pensare che ne soffre il 4% della popolazione. Vediamo come riconoscerne i sintomi e come si può curare questo disturbo.
Claustrofobia, quando e perché si manifesta
Claustrofobia, dal latino “claustrum”, chiuso, è la paura dei luoghi chiusi, anche se in realtà è rapportata non tanto all’oggettiva ampiezza dello spazio, ma al fatto di non poter esercitare il controllo sul movimento. Ci si sente quindi intrappolati, senza via di fuga. Questa è proprio l’idea, difficile da scalzare, che viene a chi soffre di questo disturbo, cioè restare imprigionati senza che nessuno venga a soccorrerlo
Questa sensazione è predominante anche se la persona ha a disposizione quanto serva per uscire da quello stato, come per esempio i bottoni per la sicurezza e l’allarme nell’ascensore, oppure una via di fuga da una porta d’emergenza, o una finestra, che non vengono nemmeno presi in considerazione.
Si tratta quindi di un problema non “oggettivo” di spazio reale, tangibile, ma della sensazione di impotenza che si prova davanti a un bisogno che non si riesce a soddisfare. La claustrofobia, quindi, sarebbe un sintomo, un qualcosa che scaturisce in seguito a un fatto vissuto in modo più o meno consapevole.
Cosa esprime la claustrofobia, quindi? Dipende dalle particolari esperienze del soggetto, che possono essere diverse, anche correlate, il discorso qui diventerebbe molto lungo e non ci si può soffermare esclusivamente alla causa traumatica che, per altro, sarebbe anche sorpassata.
Quali sono i sintomi principali della claustrofobia
Claustrofobia, fobie, ansia, sono tutti disturbi che si manifestano con diversi sintomi ben riconoscibili. Nella fattispecie, la claustrofobia, viene identificata con un quadro sintomatologico ben chiaro.
Quello che più spicca è l’evitare, evitare i luoghi che causano ansia o situazioni che causano l’ansia. Il claustrofobico, quindi, sarà portato a controllare più e più volte le uscite, al fine di verificare che queste non siano ostruite ma siano ben fruibili al bisogno. In realtà, abbiamo visto che il calustrofobico, anche quando ha evidenti vie di fuga, avverte comunque la sensazione di disagio.
Col pervenire dello stato d’ansia si possono verificare malesseri ben visibili quali: palpitazioni, sudorazione, senso di soffocamento, nausea o vomito, svenimento, smarrimento, fino all’angoscia e senso di morte. La sensazione di sentirsi in trappola è come una morsa che stritola.
Quali sono i migliori rimedi per curare la claustrofobia
Naturalmente qui, per ovvie ragioni, dobbiamo semplificare molto il discorso e dobbiamo necessariamente ridurre i concetti, in modo da rendere quanto più comprensibile la descrizione di questo disagio. Ma come si cura il disturbo?
La psicologia e la psicoterapia possono fare molto. Occorre superare le proprie paure e affidarsi a uno specialista, in modo che possa fare in primis una valutazione e poi pianificare un percorso terapeutico assieme al paziente.
Oggi poi c’è anche la possibilità di effettuare delle sedute online, quindi nella più totale tranquillità della propria casa. Infatti, basta avere una connessione web o un telefono per mettersi in contatto con lo psicologo online, trovi maggiori dettagli sul portale psicologo-online24.it.
Quali sono i vantaggi dello psicologo online? Prima di tutto parliamo di questo particolare periodo in cui siamo costretti a vivere in pandemia, dove il collegamento tramite telefono o web non comporta spostamenti e non influisce sulla sicurezza individuale e collettiva.
Per le persone che soffrono di claustrofobia, in particolare, ha come vantaggio il fatto che il paziente può stare nella sicurezza e tranquillità del suo ambiente, che conosce bene, non si dovrà così sforzare per adattarsi a un ambiente estraneo.