sicurezza-lavoro-pandemia
Salute

Sicurezza sul lavoro, facciamo il punto sulla sicurezza dopo più di un anno di pandemia

Da quasi due anni, ormai, viviamo in stato d’emergenza a causa della pandemia di Covid. Ormai conosciamo gran parte degli aspetti sanitari del problema e delle relative ripercussioni sull’economia e la società globale. C’è un aspetto, però, che è tempo di analizzare, anche perché nelle ultime settimane diverse notizie si sono susseguite in triste sequela: la sicurezza sul lavoro.

Sicurezza sul lavoro, a che punto siamo?

Dopo tanti mesi di smartworking, a che punto siamo per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro? Il trend, com’era logico immaginare, segna una netta diminuzione degli infortuni nell’ultimo anno rispetto a quelli precedenti allo scoppio del covid. Ovviamente è così perché per lo più si è lavorato da casa, a parte qualche eccezione, oppure le attività erano chiuse.

Eppure, proprio su questo scenario che sembra scontato, si staglia un dato che scontato non lo è per niente: il numero di decessi sui posti di lavoro è aumentato. Com’è possibile che si sia verificata questa sorta di paradosso? Ebbene, la spiegazione c’è ed è abbastanza semplice se consideriamo che una larga fetta dei pochi infortuni è dovuta ai contagi per Covid e che i casi di morte, per un terzo, sono imputabili proprio al Covid.

Vediamo qualche dato. Rispetto al 2019 -quindi nel periodo pre-Covid- le denunce di infortunio registrate nel 2020 sono in netto calo: poco più di 571.000 fino al 31 dicembre quindi ben l’11,4% in meno rispetto all’anno precedente. Di queste, un quarto è imputabile ai contagi Covid.

A fronte di tale diminuzione, come detto, si è registrato un aumento dei decessi: sono ben 27,6% in più i casi di morte nel 2020 rispetto al 2019 e un terzo di questi sono dovuti al Covid, secondo il report INAIL.

Da ciò si evince quanto la pandemia abbia influito sulla sicurezza sul lavoro, sebbene con un andamento ambivalente, come abbiamo notato.

Malattie professionali e infortuni, focus sul lockdown

Più nel dettaglio, se andiamo a guardare i dati, è tra marzo e maggio dello scorso anno che hanno iniziato a ridursi gli infortuni sul lavoro rispetto al 2019. Anche in questo caso la spiegazione è facile: sotto lo stretto lockdown erano aperte solamente le attività essenziali, di conseguenza, sono diminuiti non solo gli infortuni sul posto di lavoro, ma anche quelli in itinere, ovvero, quelli che si verificano sul tragitto per recarsi o tornare dal posto di lavoro.

Per quanto riguarda gli infortuni che rientrano tra le casistiche di infezione da covid, come oggi è ben chiaro, quando la malattia viene contratta sul posto di lavoro è assimilata a tutti gli effetti all’infortunio sul lavoro, quando venga comunicata debitamente e accertata dall’Inail.

E le patologie professionali? Ebbene, sono notevolmente calate. Anche in questo caso si tratta di un fatto ovvio perché se la patologia è causata dal luogo o dalla tipologia di lavoro, restando a casa in smartworking tale effetto non si verificherà. Basti immaginare un’allergia a un determinato prodotto che si utilizza sul luogo di lavoro e non a casa.

Cauto ottimismo per il futuro

Ora cerchiamo di capire, invece, come sarà il futuro prossimo. È scontato che anche nel 2021, per lo meno il primo semestre, sarà fortemente influenzato dal fattore pandemia, sebbene qualche piccola riapertura, anche a singhiozzo, ci sia stata e già si notano le differenze.

Infatti, è stato rilevato un nuovo aumento degli infortuni sul lavoro e in itinere, in poche parole si sta tornando alla situazione pre-Covid: tra gennaio e maggio, infatti, sono stati registrati 434 decessi sul posto di lavoro, 43 in più rispetto al 2019

L’andamento dell’anno in corso, però, sarà più chiaro a fine anno, quando saranno disponibili anche i dati inerenti alla stagione estiva e alla ripresa delle attività lavorative in presenza da questo autunno.

Dal punto di vista dell’emergenza sanitaria si potrà essere cautamente ottimisti, grazie a tutti i dispositivi che oggi abbiamo, alla vaccinazione e, soprattutto, all’aver appreso le regole essenziali della convivenza nei luoghi lavorativi al chiuso, quindi col distanziamento e le protezioni individuali.

Occorre, tuttavia, un maggiore impegno e maggiore formazione dei dipendenti e dei lavoratori in genere per garantire la loro sicurezza nei prossimi mesi, onde evitare bilanci pesanti come quelli degli anni precedenti al covid, ma occorre anche applicare le norme e sanzionare pesantemente eventuali comportamenti non in regola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *